Monsignor Francesco Saverio Petagna

Un uomo che merita di essere ricordato, seguito, amato come una grande guida spirituale.

Ha assorbito la luce dalla Parola che è stata il suo pane quotidiano, si è lasciato illuminare da essa, diventando così il riflesso della luce divina.

Biografia

Francesco Saverio Petagna nacque a Napoli il 13 dicembre 1812. Amò lo studio, non per vanità mondana, bensì per conoscere la Verità, farsi illuminare e a sua volta aiutare gli altri nella conoscenza. Come ha detto monsignor Sarnelli: «Fece tale progresso nella pietà e nello studio che fu dato come maestro di lettere ai chierici», aveva 17 anni! 

La sua maturità permise di anticipare a 23 anni il diaconato e il sacerdozio. Uno studio fra tutti lo attraeva di più: la Sacra Scrittura. Di questa materia volle diventare profondo conoscitore e divenne esperto delle lingue greca ed ebraica per interpretare gli originali della parola di Dio. Conosceva bene anche il francese, l’inglese, il tedesco e perfino il polacco.

Nel 1850, a 38 anni, fu consacrato vescovo di Castellammare di Stabia. Partecipò al Concilio Vaticano I e il 21 maggio 1870 parlò dell’infallibilità del Papa.

La sua vita non fu facile: la malattia – già da ragazzo – lo costrinse a interrompere gli studi; le incomprensioni con parte del clero, le situazioni politiche, l’esilio, la leucemia, lo hanno raffinato come l’oro nel crogiulo. Monsignor Petagna fu veramente uomo di Dio. Attraverso una ricostruzione biografica egli si rivela uomo moderno, la cui austerità sacerdotale nulla tolse alla grande dolcezza della sua espansiva paternità.

Morì a Castellammare di Stabia il 18 dicembre 1878. 


Istruzione e Formazione

Ha assorbito la luce dalla Parola che è stata il suo pane quotidiano, si è lasciato illuminare da essa, diventando così il riflesso della luce divina.

Il giovane Petagna ebbe un’intensa formazione superiore e un grande approfondimento di contenuti, dovuto non solo al suo impegno, ma anche al livello di preparazione dei docenti che in quel periodo svolsero a Napoli un lavoro accademico che ha lasciato traccia duratura. Alcuni dei suoi maestri pubblicarono diverse opere accademiche d’un certo rilievo, altri raggiunsero l’episcopato; tutti furono apprezzati per la loro spiritualità, ciò che sarà una caratteristica costante anche nel Petagna. Durante gli anni della formazione (1829-1835) il Petagna espresse il suo amore e la propria passione per lo studio, un bagaglio qualificato e sicuro, che lo accompagnerà per tutta la vita. Fu un eccellente rappresentante della cultura del tempo, come testimoniò la sua imponente biblioteca, ricca di vasti settori del sapere, con circa 2000 volumi con libri pregevoli del ‘500, ‘600, ‘700 e ’800): non poteva contentarsi che il suo clero non andasse oltre la nuda conoscenza professionale della verità; perciò, appena in diocesi, rivolse la sua sollecitudine pastorale innanzitutto alla formazione del clero, con l’introdurre nel seminario lo studio del greco e dell’ebraico. Esortava ad approfondire la cultura, qualità fondamentale per conoscere in profondità il proprio popolo, per poterlo guidare con saggezza, e per dialogare con il mondo circostante. La pastorale non è astratta programmazione e un clero all’altezza della situazione avrebbe potuto avere un ruolo essenziale nelle comunità e costituire un punto di riferimento nell’opera di rinnovamento intrapresa.

 
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Nel 1841 Petagna, insieme ad altri studiosi del clero napoletano, fondarono la rivista “La scienza e la fede” che, pur essendo di indole essenzialmente religiosa, non escludeva valutazioni di ordine politico, esponeva problemi filosofici, teologici e letterari, per mettere i lettori anche al corrente di quanto si pubblicava a riguardo in Europa. Petagna si trovò a lavorare nella società gomito a gomito con il razionalismo agnostico (la ragione umana può in principio essere la fonte di ogni conoscenza e che non è umanamente conoscibile una risposta rispetto al problema della conoscenza di Dio), e con il positivismo ateo e indifferente (L’unica conoscenza che l’uomo ha di tutto il mondo è di tipo scientifico, costruita attraverso l’osservazione dei fenomeni, la formulazione di ipotesi e la loro verifica sperimentale; la scienza deve essere assolutamente indipendente dalla religione; ogni manifestazione della natura e dell’uomo sono spiegabili scientificamente).

Secondo il costume del tempo, il Petagna s’impegnò nella più strenua difesa della verità con l’apologetica che la sua vasta cultura gli consentiva.

 

Opera pastorale

Ha assorbito la luce dalla Parola che è stata il suo pane quotidiano, si è lasciato illuminare da essa, diventando così il riflesso della luce divina.

L’opera pastorale di Monsignor Petagna non ha tralasciato nessuno: sacerdoti, seminaristi religiosi, religiose, poveri, malati, orfani, donne sfruttate e abbandonate; per ognuno si è speso, ha donato la sua parola di chiarezza e di incoraggiamento e ha creato strutture per migliorare la loro vita. Si prese cura anche delle chiese, ne migliorò alcune, tante ne fece costruire, come la chiesa dell’Annunziatella, san Vincenzo Ferreri, san Francesco Saverio, la chiesa di Porto Salvo, fatta dipingere e abbellire prima di andare in esilio, per offrire alla gente del mare un asilo sicuro e potente in Maria Santissima, protettrice della navigazione attraverso i mari tempestosi.
Petagna comprese che l’istruzione era il principale mezzo di elevazione sociale, la difesa della sacralità dell’individuo e, a tale scopo, istituì centri che realizzassero il suo progetto di riscatto e di innalzamento della persona. Le sue figlie, le Religiose dei Sacri Cuori, devono sentire il compito non solo di attuare le sue regole, ma anche di far rivivere ai nostri tempi, non meno laicisti di quelli del Petagna, il misticismo soprannaturale e la dolcezza di un uomo che merita di essere ricordato, seguito, amato come una grande guida spirituale. L’Istituto delle Religiose dei Sacri Cuori si propone di mettere in atto gli insegnamenti del fondatore e di impartire ai fanciulli un’istruzione che valorizzi la loro dignità.